Le parole del presidente Trump per annunciare l’evento, non mi danno fierezza di appartenenza:
……il leader supremo dell’Isis, dopo una caccia durata anni, è finito come un cane, come un codardo inseguito dagli uomini delle forze speciali americane in un tunnel segreto del suo nascondiglio, nel Nord-Ovest della Siria. Lo hanno sentito piangere e urlare prima di farsi saltare in aria, uccidendo nell’esplosione tre dei suoi figli che erano con lui. Un successo incredibile, una grande notte per gli Usa e il mondo intero.
Non mi sono sentito trascinato
nell’euforia che traspariva nelle parole di un tizio che, con una pannocchia in
testa insieme ai fedelissimi, da una comoda poltrona della Situation Room
nella Casa Bianca ha detto : “E’ stato
come guardare un film” assistendo all’uccisione, magari con un sigaro ed un
bicchiere di scotch in mano, di un sì deprecabile e nefasto personaggio, ma pur
sempre un uomo.
Mi è sembrato di assistere ancora
una volta al preludio dell’esposizione del cadavere del nemico, (qui sembra
impossibile stante la deflagrazione), cerimoniale questo che apparteneva alle
consuetudini dei popoli che noi occidentali abbiamo sempre etichettato come
incivili.
Consuetudine tribale alla quale storicamente
anche noi occidentali abbiamo fatto ricorso ed anche nel recente passato
(Pisciotta, Mussolini, Sadat, Gheddafi) quando il potere buono sente il bisogno
di farsi plaudire per azioni per nulla accettabili nei criteri dell’etica che dovrebbe regolare la convivenza tra gli
uomini.
Ma ormai noi occidentali,
ossequianti di una democrazia capitalista, dimentichi di tutto quello che la
nostra storia, cultura rinascimentale, ci ha tramandato negli anni circa la
necessità di conoscenza, accettazione e fraternità tra gli uomini, abbiamo
rimesso in scena uno spettacolo per nulla edificante, senza che nessuno si
elevi a criticare in modo costruttivo il fallimento di ogni finta politica sin
qui intentata che, soggiogata da interessi capitalistici, abbia continuato
volutamente a naufragare alimentando ed accrescendo le differenze sociali che
ci dividono da un mondo che per quanto lontano e pur sempre condividente lo
stesso territorio: il nostro pianeta terra.
Prima venga additato come
simpatizzante e di essere ripreso per mancate o scarse considerazioni sui lutti e nefandezze che in Europa dal
Bataclan fino a Barcellona sono stati causati e rivendicati dall’Isis , come
anche i massacri ed esecuzioni sommarie perpetuate a tutte le latitudini da
seguaci di Abu Bakr al Baghdadi , voglio rimarcare il
mio deprecabile giudizio negativo ed un totale rigetto ad un qualsiasi modo
comportamentale finalizzato all’eliminazione brutale di un individuo
.
Più che pensare al Daesh colpito
ma non sconfitto, più che dichiarazioni di uno stato islamico che resta
pericoloso preoccupandosi dei possibili successori, più che pensare a possibili
ritorsioni e contro misure economiche che continueranno ad alimentare questo
odio razziale-religioso sarebbe ora che chi sente la reale responsabilità delle
sorti internazionali la smettesse di nascondersi dietro le false bandiere e mettesse
invece le basi per rendere possibile la civile convivenza.
Ennio
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